Negli ultimi anni, l'industria dei semiconduttori ha subito una serie di trasformazioni significative a causa di vari fattori, tra cui le tensioni geopolitiche. Le misure adottate dagli Stati Uniti per limitare lo sviluppo dell'industria dei microchip cinese stanno portando a un ripensamento delle catene di fornitura e delle relazioni internazionali. Alcuni Paesi, come i Paesi Bassi, sembrano aver raggiunto un accordo con gli Stati Uniti, mentre altri come la Corea del Sud dovranno rivedere fortemente le loro relazioni produttive con la Repubblica Popolare Cinese in seguito alla politica di Washington
"Oltre alle dichiarazioni ufficiali, la realtà economica del settore chip cinese vede una crescita con fino a 100 nuove linee produttive di chip ogni anno. Inoltre, se a fronte della restrizione della vendita di tecnologie olandesi per la litografia dei chip vi potranno essere rallentamenti, Pechino sta aumentando gli sforzi per lo sviluppo di propri sistemi di litografia grazie anche agli investimenti di Huawei mentre, secondo fonti giornalistiche, avvierà un piano di investimenti da 140 miliardi di dollari per il rafforzamento dell’industria dei semiconduttori domestica con l’obiettivo dell’autosufficienza" spiegano Andrea Noris e Francesca Sanguineti nel recente articolo pubblicato su ISPI.
Per contrastare le alleanze strategiche nel settore dei semiconduttori, l'Europa sta cercando di rafforzare la propria industria e aumentare la propria quota di mercato globale. In quest'ottica, sono state avviate diverse iniziative, tra cui il Chips Act e il Chips Joint Undertaking. Il primo ha l'obiettivo di potenziare la capacità tecnologica e l'innovazione nel settore dei semiconduttori, il secondo ha lo scopo di incrementare gli investimenti e rafforzare l'ecosistema industriale europeo dei semiconduttori.
Leggi l'articolo completo pubblicato su ISPI Online: Chips: ricalcolo delle supply chains